Empowering nerd, ovvero potenziare team scientifici. Perché? Perché spesso chi affronta con passione studi scientifici, quali matematica, fisica, chimica o ingegneria, fatica poi nel trovare una strada realmente gratificante nelle aziende italiane. Questo non è solo un problema personale, ma coinvolge e impatta le organizzazioni nel loro complesso, nella loro capacità di creare le migliori condizioni per l’innovazione e l’espressività tecnica.

L’intelligenza emotiva e il successo

Da un lato, come già ben descritto da Daniel Goleman, sappiamo che l’Intelligenza Emotiva è una capacità fondamentale per avere successo nella propria vita. Però spesso l’indole e la formazione tecnica tendono a sottovalutare tale capacità, sovrastimando il “potere” della razionalità, arrivando alla pretesa di rapporti causa-effetto meccanicistici e binari che, nelle relazioni, sappiamo non essere realmente applicabili.

D’altro canto le aziende faticano a sviluppare processi che sostengano e alimentino la creatività, il contributo individuale, la pro-positività. Spesso le organizzazioni cedono ad un’eccessiva necessità di controllo. Parcellizzando e frammentando ruoli e competenze, tendono ad orientarsi verso  risultati di breve termine. Paola Cinti, esperta di comunicazione, ha paragonato in un recente post le aziende a dei labirinti.

Può esserci utile quindi la definizione di “team di successo” secondo il self-empowerment. Il successo di un team non è legato al livello di sintonia o coesione tra i membri, ma da quanto il team sa essere stimolo per il processo di crescita di ciascun singolo. Diventano quindi fondamentali la qualità, un patto di reciproco scambio, provocazione e sostegno che i membri del team hanno tra di loro.

Quindi, come potenziare team scientifici?

Empowering nerd: potenziare team scientifici per l’eccellenza, è quindi un passaggio fondamentale per recuperare quel potenziale creativo e generativo, affinché le aziende possano acquisire maggiore fertilità, dinamismo e vitalità. Il processo va accompagnato anche dal lato organizzativo, attraverso la creazione e il rilancio di percorsi di carriera tecnica, presenti in numerose aziende “sulla carta”, ma in concreto poco utilizzati.

Eppure non dipende tutto dalle aziende, anche ciascuna singola persona può e deve fare la propria parte, imparando a:

  • desiderare in modo aperto, vitale, pro-positivo, innamorandosi di ogni singola idea e di nessuna allo stesso tempo
  • riconoscere le proprie difficoltà e paure, invece di proiettarle inconsapevolmente sull’azienda e sui capi
  • confrontarsi sempre e con tutti, e vivere il conflitto come momento di arricchimento reciproco, non come scontro fine a se stesso
  • vivere i rapporti con curiosità, ampliando le proprie prospettive e punti di vista, approfondendo anche aspetti lontani da sé (finanza, marketing, logiche HR…)
  • ricercare e apprezzare la visibilità, comunicando in modo efficace, vivendo con maggiore serenità le proprie eventuali fatiche relazionali, senza farsene bloccare
  • esprimere con orgoglio le proprie passioni, condividendole e rendendole comprensibili ai “non addetti ai lavori”, evitando di rifugiarsi nel “non puoi capire”
  • ricercare il feedback, accettandolo in modo aperto e curioso, ricercandolo laddove non arrivi, chiedendosi come fare per averne di più
  • tenere duro, non cedere di fronte ai “no”, cercare sempre altre vie, innamorarsi dell’intricato organismo aziendale, accettarlo e sfidarlo positivamente
  • conoscere e guardare oltre, capire dove sta andando il mondo, fare proposte che strizzano l’occhio al business, che guardano a panorami possibili, che si collegano agli scenari mondiali.

Rapporto tra management e tecnologia

Questo ultimo punto, ricercare e accogliere il feedback, mi ricorda un dialogo stupendo del film “Will Hunting – Genio ribelle” nel quale Sean, lo psicologo, definisce un’anima gemella come “Qualcuno che ti pungola”. Il valore dell’amore è per lui il confronto, la provocazione, l’apertura all’altro e al diverso. Will, invece, è intelligente e brillante, ma chiuso nella sua auto-referenzialità. In questo si difende, ma mette la distanza da tutto.

Sviluppare team scientifici (Empowering nerd) per me è il modo per far emergere l’orgoglio tecnico, liberandolo da un senso di inferiorità tutto italiano rispetto al mondo dei manager “che tutto possono e nulla capiscono”. Le eccellenze tecniche invece devono imparare a dialogare, a creare alleanza, ad influenzare i propri interlocutori. In via metaforica, ma non troppo, io trovo tutto questo sintetizzato in questo video: ci trovo genialità, pensiero divergente, creatività, cultura, ma allo stesso tempo voglia di comunicare, coraggio e un certo grado di faccia tosta.

Nerd italiani, non pensate che sia il momento di darsi da fare in un modo nuovo? E voi aziende, come vi state occupando di tutto ciò?

Se desideri approfondire l’affascinante rapporto tra management e tecnologia ti consiglio una serie televisiva americana dal titolo Halt and Catch Fire.
Un punto di partenza, magari un po’ romanzato, ma di certo stimolante…