
Io mi chiamo Federico Vagni e il mio lavoro è quello di supportare persone, gruppi e organizzazioni nello sviluppo del loro potenziale.
Lo faccio insieme ad alcuni colleghi e insieme progettiamo e realizziamo eventi, laboratori e percorsi di formazione.
Perché intitolare un podcast “Preferivo non saperlo”? Un’affermazione tipica di chi scopre qualcosa che magari già sapeva e che ti costringe a prenderti una responsabilità nuova, mettendoti alle strette e impedendoti di mettere appunto la testa sotto la sabbia, come si dice che facciano gli struzzi. … a proposito mi sono informato gli struzzi questa cosa ovviamente non la fanno, la facciamo solo noi essere umani. La facciamo perché siamo bravi a raccontarcela e spesso diamo più valore al nostro Ego, al salvare la faccia, piuttosto che ha una reale messa in discussione. Mio papà, già negli anni 90, quando anche in Italia è sbarcato il mito New Age e della consapevolezza, diceva chiaramente “come si sta bene da ignoranti”. Ovviamente era una battuta, ma come ogni battuta ha un fondo di verità.
A me capita qualche volta di pensare che Preferivo non saperlo, perché tutto sarebbe più semplice. Ti faccio un esempio: per me e per la mia ex moglie decidere di separarci e poi divorziare, avendo un figlio, è stato sicuramente molto impegnativo, conoscendo in prima persona le implicazioni e i dolori di una decisione del genere, essere io stesso figlio di genitori separati. Per certi versi l’ignoranza ci avrebbe facilitato le cose e ovviamente ce le avrebbe complicate successivamente,
Preferivo non saperlo perché alcune conoscenze sono scomode e l’ignoranza ha un forte vantaggio secondario, quello di rendere tutto quanto più semplice, Un vantaggio secondario è una comodità, appunto un vantaggio, che noi troviamo in una situazione situazione scomoda. Allo stesso tempo tendiamo a non riconoscere questo vantaggio secondario, la situazione la viviamo come negativa e diventa in realtà un po’ agrodolce. Il vantaggio secondario diventa veramente disfunzionale perché ci fa tollerare situazioni che per noi realtà sarebbero intollerabili.
Pensiamo alla storiella ormai molto nota della rana che bolle. La storia racconta che, se mettiamo una rana all’interno di una pentola di acqua fredda, la rana si sentirà a proprio agio e se noi dovessimo accendere il fuoco sotto questa pentola avremo una rana che si troverà con un vantaggio secondario, quello di una situazione piuttosto gradevole di una temperatura che sale piano piano, senza essere avvertita in modo traumatico. Quello che succede a questa rana è che quando veramente la situazione diventerà troppo sgradevole, ovvero quando il vantaggio secondario del tepore che sta percependo non sarà sufficiente per bilanciare invece la sensazione negativa dell’acqua troppo calda, la nostra rana proverà a saltare fuori dalla pentola, ma a quel punto potrebbe essere già stata danneggiata.
Preferivo non saperlo ha anche un sottotitolo che è Piccole scomodità per persone in trasformazione. Perché sono le scomodità che ci fanno crescere.
Ovviamente bisogna essere bravi a cercarsele e questo podcast vuole provare a mettere qualche piccolo punto in questa direzione.
Ecco come diceva Robbie Williams, nel film Will Hunting – Genio ribelle, dove interpretava la parte di uno psicologo che doveva aiutare un ragazzo molto talentuoso a fare qualcosa di importante nella sua vita. C’è un passaggio in cui Robin Williams gli dice: “Tu devi cercare persone che ti pungolino”, o più esattamente gli dice “Io nella mia vita ho trovato una persona che mi ha pungolato e questo è stato importante”.
Quindi lo sprone e lo spunto è proprio quello di trovare persone ed esperienze che ti possano provocare, che ti sconfermino nelle cose che ti ripeti e che diventano per te quindi delle ovvietà. Si tratta di uscire dalla propria bolla, di lasciare aperta la porta, a queste persone o idee rivoluzionarie affinché siano facilitate ad entrare e tu possa veramente prenderle in considerazione. Ciò significa imparare a mettersi scomodi, perché la scomodità è proprio la spia del fatto che qualcosa di potenzialmente buono ti sta accadendo.
Ecco, questo è l’intento di questo podcast. Io non mi pongo come uno che ha capito tutto e lo dico perché non lo sento possibile e non mi sentirei neanche capace di andare in questa direzione. Il mio punto di vista è più quello di chi guarda al mondo con uno sguardo da ricercatore. Non tanto un ricercatore che sta in laboratorio, ma un ricercatore empirico che che osserva la realtà e se stesso, provando ad applicare in prima persona le cose delle quali poi parla con gli altri. Da anni lavoro in questo campo e sperimento in prima persona, quindi il mio intento è quello di condividere le cose che ho imparato e che sto imparando.
Questa prima puntata un’introduzione e forse è un introduzione un po’ autoreferenziale, ma le presentazione sono sempre un po’ così. Prima di chiudere voglio comunque darvi un suggerimento così da iniziare ad utilizzare questo Podcast per farti delle domande e per fare dei passi nuovi.
Allora la domanda è questa:
“prova a chiederti dove nella tua vita o nel tuo lavoro ci sono delle cose che hai davanti agli occhi, ma che non vuoi vedere. Dove ci sono delle responsabilità che non ti stai prendendo, se stai facendo come la rana che bolle, perché di una cosa sono certo, da qualche parte lo stai facendo di sicuro, perché lo faccio anche io e perché lo fanno tutti. Si tratta semplicemente di rendersene conto ed iniziare a lavorarci perché da un certo punto di vista si cresce ogni volta che si impara a raccontarsi una cazzata in meno”.
Tante buone cose a ciascuno di voi e per ciascuno una cosa diversa. Alla prossima.
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