Per raccontare l’empowerment personale ho scelto Andrea Riboni, un giovane artista che ama esplorare i nostri “io”.
Anzi, credo a che a lui la definizione di “artista” non piaccia. Diciamo che è un fotografo. Incontrarlo è stato per me un privilegio, perché ho scoperto una persona delicata, sensibile, intensa. Lui ama realizzare progetti replicabili, che altri potrebbero un giorno proseguire. E questa è una cosa meravigliosa. Seconda cosa meravigliosa è che ama parlare di arte con vitalità, misura, conoscenza, in modo semplice e comprensibile. Ma oltre a tutto questo, ciò che mi ha colpito del suo lavoro è il desiderio di lasciare sempre tutto aperto, di fare senza interpretare, di mettere a disposizione uno stimolo senza definirne un’unica finalità.
iioo project: la verità non è perfetta
Questo suo progetto, iioo project, racchiude tutto questo. Ogni immagine è elaborata affinché esprima una verità possibile. Ogni volto è reale, o realistico. Per fare questo Andrea costruisce volti simmetrici e poi li rende asimmetrici, imperfetti, affinché chi li guarda possa scoprirli veritieri. La perfetta simmetria non è di questo mondo, abbiamo bisogno di difetti per essere plausibili.
Cosa vedo io in questa foto? Anzi, chi vedo…
Questi siamo io
Sulla sinistra sono una persona che è nata da poco, un adulto, consapevole di sé, piuttosto piacente e un po’ narciso, capace, acuto, solido. Gestisco lo stress, ho la giusta ambizione e mi piace stare con gli altri. Mi piace che mi conoscano, mi piace provare a dare una mano. Mi sento a casa dappertutto. A volte però non mi sento a casa ovunque.
Sulla destra, invece, sono una persona che è nata tanto tempo fa. Sono un piccolo bambino ma anche un genitore premuroso. Sono sensibile, spesso triste. Non mi sono mai piaciuto ma col tempo ho imparato che tutti, in parte, non si piacciono. Capisco le cose prima degli altri. In passato non ne parlavo, ora sì. Non so raccontare le barzellette e mi vergogna un po’ se ci sono degli sconosciuti. Casa mia è in una via coi palazzi alti.
Questi siamo io. Non tutto io, due di io. A ben guardare chissà quanti ce ne sono di io.
L’empowerment personale e la scoperta dei nostri “io”
L’empowerment è il percorso attraverso il quale ogni io può acquisire dignità. L’autenticità sorge dallo sguardo di ogni coppia di occhi, dal sorriso di ogni coppia di labbra, dal respiro di ogni coppia di narici. E di coppie ce ne sono tante e tante ancora.
La nostra unicità si basa sulla consapevolezza di avere caratteristiche e potenzialità assolutamente irripetibili. Caratteristiche che possiamo imparare ad esplorare con curiosità e disponibilità, con apertura. Riconoscendo che tutti abbiamo connotati unici, negli aspetti fisici e non, che definiscono il potenziale di base o assoluto (pensate a quanto possono essere caratterialmente diversi anche due fratelli gemelli!). Vuol dire riconoscere che in questo potenziale tutti abbiamo aspetti che, incontrando l’ambiente, si qualificano come punti di forza (ad esempio la vitalità, l’empatia, la curiosità, l’intraprendenza), e altri che si qualificano come punti critici (ad esempio l’aggressività, l’impulsività, la chiusura, l’indifferenza). Crescere presuppone valorizzare questo potenziale assoluto.
“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre”. La frase di Carlo Mazzacurati, presso di me, ricorda anche questo: ciascuna persona sta lottando per emergere, per essere intera, per corrispondersi, per essere piena ed autentica. Questa lotta merita rispetto. Ogni io merita rispetto, dignità, diritto di esistere. Non rinunciare mai a nessuna parte di te, ma lotta perché tutti voi siate tu. “De perto, ninguém é normal” canta Caetano Veloso: da vicino, nessuno è normale.
E ora, se ti avessi qui, ecco la domanda che ti vorrei fare: e tu, chi siete?
Scegliamo di essere una o più immagini di noi stessi, a seconda dei ruoli che interpretiamo, dei contesti in cui siamo, di quello che gli altri, ahimè, ci hanno ‘indirizzato’ a mostrare, e così via. E quante altre facce, quanti altri nostri io, abbiamo dimenticato, represso o, semplicemente, non conosciuto? Le tue parole, Federico, mi rimandano all’idea di un viaggio, senza mai fine, in cui riuscire a integrare questi vari volti. Qualcosa ho visto, accettato e compreso. Altro ed altri me rimangono ancora da scoprire e…vivere. E mi accorgo che, quando scopro uno di quei volti dentro di me, lo riconosco anche negli altri. Chissà che non sia anche questo a dare senso a quel viaggio. Ma di certo è un’ottima base per crescere, con se stessi, e nel rapporti con gli altri.
Gli altri noi.
Mi affascina il sapere di esserci. A volte vorrei conoscere meglio me stesso :”e tu chi siete” e’ sicuramente il modo giusto per farsi forza nella vita ….a me e’ piaciuto molto
Sono quello che vorrei essere poche volte o quello che gli altri vogliono che sia, altre volte sono quello che devo essere in base alle circostanze…..forse più semplicemente sono quello che sono in piu’ circostanze della vita o della semplice giornata e questo da un lato può essere il bello di esserci per te stesso e per gli altri che si sono incontrati e si incontreranno……e devo dire che come altre volte mi hai sorpreso……come dice mia figlia…..FIGO
« La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola, domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo ». (Pirandello)
che bello lo spunto del sentirsi e vedersi tanti io. non quelli che vedono o percepiscono gli altri, ma quelli che sento di essere io; e tutti saranno me.
che sfida conoscerli, accettarli, migliorarli… crescere
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Che belle riflessioni…
Stefano, farsi forza perché siamo tutti forti e deboli allo stesso tempo!
Roberto, penso che alcune volte scegliamo, ma molte altre no… poche volte, come dice Tommaso. Eppure mi chiedo se ci sia sempre per forza una contraddizione. O se alcune volte le “pretese” degli altri non richiamino invece i “noi” migliori.
“E tutti saranno me”: grazie Daniele. Tutti sono me.
Come psicologa e consulente di direzione che si occupa del benessere delle persone trovo l’idea di questo progetto geniale anche perché si sposa bene con la pluriappartenenza delle diverse identità che caratterizzano e distinguono l’unicità di ognuno di noi!
tra maschere, volti e ruoli, la specularità del nostro essere prende forma nell’adesso dell’essenza di ciascuno dei nostri IO!
Esiste un IO che unisce ma anche un IO che separa: imparare ad allearsi e coccolare il primo è il senso del nostro percorso… grazie Roberta!
Quando siamo ragazzi abbiamo davanti mille possibilità, ma poi crescendo scegliamo, ed ogni scelta è consapevolezza ma anche rinuncia, è affermazione ma anche esclusione… E poi alla fine noi racchiudiamo tutto questo, mille persone che siamo stati e mille che potevamo essere… Credo che se mi scattate 1000 foto le vedrete tutte diverse… O tutte uguali… Ognuno è un universo.
Alcune volte scegliamo, altre crediamo di scegliere, altre ancora semplicemente subiamo. Ogni bivio attiva e anima parti di noi, ma le altre restano, sopite ma esistenti. Possiamo quindi recuperarle e scoprirci più ricchi di come non avremmo pensato. Alle volte il recupero avviene da sé, con le esperienze della vita (diventare padre, diventare capo, innamorarsi, perdere il lavoro…). Altre volte basta stare in ascolto, senza che nulla di “speciale” debba accadere, e scegliere passi nuovi per incontrare nuovi IO. Altre volte ancora incontriamo l’IO di un altro, restiamo affascinati e desideriamo esserlo, e possiamo imparare ad esserlo.
Credo che abbiamo troppa paura di snaturarci, quando invece evolvere è la cosa più naturale che esista.
Grazie Nanni, di questo commento e della strada fatta insieme!