
EMPOWERMENT ALPHABET
Mindfulness
Il termine Mindfulness può essere tradotto in “consapevolezza”.
Deriva dal Buddismo ed è la traduzione della parola “sati”, che qualifica la consapevolezza (riprendendo la definizione che ne dà Jon Kabat-Zinn, pioniere dell’approccio MBSR, dove la Mindfullness viene utilizzata per ridurre lo stress) come attenzione intenzionale e non giudicante al momento presente, al “qui ed ora”.

EMPOWERMENT ALPHABET
Mindfulness
Il termine Mindfulness può essere tradotto in “consapevolezza”.
Deriva dal Buddismo ed è la traduzione della parola “sati”, che qualifica la consapevolezza (riprendendo la definizione che ne dà Jon Kabat-Zinn, pioniere dell’approccio MBSR, dove la Mindfullness viene utilizzata per ridurre lo stress) come attenzione intenzionale e non giudicante al momento presente, al “qui ed ora”.
E’ quindi una lente di ingrandimento sulla propria esperienza, che in ogni momento comprende sensazioni, emozioni e pensieri, non sempre colti e accolti, da cui derivano poi azioni, impulsi, parole, non sempre scelti.
Lavorare per migliorare questa percezione di sé è un importante premessa per rendere più efficace il proprio self-empowerment, il cui nucleo concettuale è proprio quello di sentirsi più protagonisti della propria vita, creando la possibilità di scegliere tra più opzioni. Questo ampliamento è senz’altro favorito da questo richiamo non giudicante di attenzione su di sé, dove si osserva tutto e non ci si identifica con niente, da questo sguardo ed attitudine a ricomprendere i buoni ed i cattivi pensieri, le belle le brutte emozioni, le risorse ed i limiti, che aumentano la qualità del contatto e quindi autenticità e interità della persona.
Questo ci aiuta in due direzioni:
Quest’attitudine aiuta in più parti del processo di self-empowerment:
Prova a fare questo esercizio, utile come esperienza di presenza e consapevolezza. Si tratta di un esercizio utilizzato come introduzione alla mindfulness nel protocollo MBSR certificato dal fondatore del metodo, Jon Kabat-Zinn…
è chiaro che questo esercizio (quello dell’uva passa) ci faccia porre l’attenzione “al qui e ora” non dando per scontato nulla e analizzando quei meccanismi che sono automatici
Esatto Danila: peccato che sia dannatamente difficile farlo! Più si pratica la meditazione e più ci si accorge di quanto la mente sia “rapita” continuamente da pensieri, preoccupazioni, e da un continui rimuginii. Non si tratta tanto di analizzare questi meccanismi, ma di lasciarli andare, accettandoli e via via dis-identificandosi dagli stessi. Buon lavoro!
Questo esercizio evidenzia come indipendentemente dagli “automatismi”, sociali o indotti dal nostro vissuto, siano rilevanti prima di tutto le nostre percezioni, dalle quali dipendono conseguentemente i nostri atteggiamenti e comportamenti nelle varie situazioni. In funzione delle nostre percezioni, cambia la nostra predisposizione verso la situazione, il nostro modo di “viverla” e la nostra interazione con essa. Ascoltare ed ascoltarsi sono chiavi fondamentali, spesso trascurate, per stare bene con noi stessi e con gli altri.
Il concetto di “qui ed ora” descritto nell’articolo e nell’esperienza dell’uva passa li sto sperimentando anche nel corso di Yoga. E noto come è difficile, in poco tempo (es. 1 ora di corso) entrare in quell’ottica e svuotare la mente da ciò che è successo prima o da quello che dovrà accadere dopo. E’ difficile farlo in un’ora dedicata proprio a me stessa, figuriamoci quanto sia difficile farlo durante le giornate frenetiche!