
EMPOWERMENT ALPHABET
Vision
In generale il termine vision indica la proiezione di uno scenario futuro che rispecchia ideali, valori e aspirazioni di una persona e/o di un’organizzazione.

EMPOWERMENT ALPHABET
Vision
In generale il termine vision indica la proiezione di uno scenario futuro che rispecchia ideali, valori e aspirazioni di una persona e/o di un’organizzazione.
All’interno del processo di self-empowerment la vision assume un ruolo fondamentale, proprio perché ogni passo evolutivo progettato e consapevolmente perseguito si basa su di un’immagine positiva di sé stessi a desiderio realizzato. Spesso invece, soprattutto per situazioni o cose molto distanti da noi, dichiariamo desideri che nei fatti non auspichiamo realmente!
Lavorare sulla vision, significa interrogarsi davvero anche sulla idea e/o rappresentazione che ho di quello che penso sia il mio desiderio, ad esempio immaginiamo una persona che affermi: “vorrei essere più diretto e sfrontato in certe situazioni”, ma che allo stesso tempo non abbia un giudizio positivo di chi diretto e sfrontato lo è davvero, magari vedendoli invece come persone aggressive o troppo rudi. Questo giudizio negativo influenza fortemente la vision. Rendersi conto di questo snodo ed iniziare a chiedersi: “ma davvero essere diretti e sfrontati significa essere aggressivi e rudi? Non esiste nessuno al mondo che sa essere diretto e sfrontato, ma allo stesso tempo empatico e rispettoso degli altri?” risulta un passaggio fondamentale nella costruzione della propria vision.
La vision è la realizzazione di un’immagine di sé, un “film” di sé, diretti e sfrontati ma in un bel modo (riferendosi ancora all‘esempio precedente). Un film nel quale noi siamo i protagonisti e soprattutto ci piacciamo, riusciamo ad integrare queste caratteristiche senza snaturarci. Un film che risveglia in noi emozioni positive e gradevoli.
Molti studi mettono in luce il ruolo che le nostre convinzioni e le nostre profezie hanno nell’influenzare gli scenari futuri, le nostre relazioni, e di conseguenza le nostre possibilità. Pensiamo, per fare qualche esempio concreto, quanto sia diverso per un giovane immaginare che la vita adulta sia una cosa bella o brutta, o che all’estero si possano fare incontri stimolanti o pericolosi, o che gli studi siano importanti o superflui, o che legarsi in una relazione sia bello o limitante, o che fare dei figli sia insostenibile o appassionante…
Diventare consapevoli delle convinzioni e delle vision che ci caratterizzano, e imparare a non subire tali immagini, ma piuttosto a costruirle e rielaborarle, è una competenza cruciale per imparare ad aprirsi nuove possibilità e scenari futuri positivi. Ovviamente una vision positiva non è sufficiente: rappresenta solo uno dei tanti passi da fare.
Ti propongo un piccolo esperimento che evidenzia il valore di sapersi creare una vision, un obiettivo mentale chiaro e positivo. Mettiti in piedi e prova a ruotare il busto in una direzione a scelta (destra o sinistra) senza staccare i piedi da terra. Tendi un braccio di fronte a te per prendere il riferimento al quale arrivi con la rotazione (esempio: arrivi con il braccio che indica dritto una pianta o una porta…). Ora torna nella posizione iniziale e chiudi gli occhi. Senza muovere il corpo, immagina di effettuare la stessa rotazione di prima ma di essere molto flessibile, molto molto flessibile. Immagina il tuo corpo fatto di gomma, che ruota su se stesso senza incontrare resistenza. Appena hai questa immagine in testa, puoi riaprire gli occhi e provare di nuovo a ruotare… e verificare se sei oltre il primo riferimento.
Questo esperimento sottolinea come la nostra immaginazione, le nostre intenzioni, spesso arrivano dove azioni e la volontà non possono arrivare. Crearsi una vision è questo: avere un’immagine chiara di un punto di arrivo, di uno stato d’essere, di un desiderio.
Un’ultima cosa: scommetto che nessuno di voi c’è rimasto troppo male per non essere riuscito a girare quanto aveva immaginato! Un possibile motivo, probabilmente, è che ogni volta che sogniamo qualcosa, siamo anche ben consapevoli che si tratti, appunto, di un sogno, di una fantasia. Abbiamo i piedi ben piantati per terra, sempre. A volte fin troppo!
Buongiorno Evangelina, ho letto l’articolo e ho fatto l’esercizio che mi ha chiarito subito la complessità e la potenza di creare una vision. Mi sono accorta che prima di muovermi avevo già ipotizzato il mio punto di arrivo, che poi nella realtà si è rivelato essere posizionato un po’ più avanti, come se non avessi piena coscienza della mia possibilità. Il rendermene conto però mi ha stimolato ad immaginare una rotazione ampissima e quando l’ho sperimentata nuovamente non solo era più avanti, ma è stato come se avessi meno dubbi sulle mie possibilità e quindi il risultato a questo punto è diventata una conferma.
La vision quindi è diventata la capacità di immaginarmi proiettata oltre il mio pregiudizio… un’esperienza liberatoria!
Grazie.
Grazie Paola! mi fa molto piacere sapere che questa sperimentazione ti sia stata utile e per quello che dici anche un po’ sorprendente.
In effetti si tratta di una sperimentazione molto potente, una bella metafora del “fino dove si può arrivare ” quando investiamo un bel po’ di sana energia in scoprire dove desideriamo andare, questione che non è scontata anche se siamo (apparentemente) quasi sempre in movimento
allora buona vision, o meglio buone visions “
Ciao,
ho appena fatto questa sperimentazione, riuscita :). Questa cosa la vedo come essere in grado di migliorare, di spendere le mie energie in qualcosa che fa bene a me, e che mi faccia crescere.
Sono un po alle prese con la mia Mission a lungo termine, ma mi sento bloccata. Riesco più a vedere a breve termine che quella a lungo, forse perché mi limito già con la testa.
Non è facile.
ciao Marcella,
grazie della condivisione e soprattutto di trasmeterci molto caldamente la tua voglia di esperimentare e metterti alla prova!
Come dici non è facile, per che crearsi una propria vision implica contattare profondamente quello che davvero vogliamo, e anche se “apparentemente” dovrebbe essere quasi “naturale” sapere quello che si vuole e desidera, mi viene da dire che di naturale questo lavoro ha poco! ma quanto è gratificante portarlo avanti ! ti auguro di continuare le tue esplorazioni
Ciao Marcella, non è sempre facile guardare avanti con chiarezza. Per me non lo è quasi mai. Se posso permettermi un suggerimento, io ti direi di non concentrarti su di un’unica vision, ma di costruirne di diverse e alternative, anche nella direzione di metterti meno “pressione” sulle spalle. Prova ad immaginare diversi scenari, e a renderli tutti belli e interessanti per te. Lavora in parallelo su ogni vision: di certo ce ne sarà qualcuna che, come un seme nel campo, germoglierà più in fretta e con soddisfazione. A presto e grazie di questo tuo commento.
Buonasera Evangelina!
Ho appena realizzato l’esperimento suggerito e mi sorprendo di come la capacità di immaginare in positivo possa fornire immediatamente e incoscientemente una maggior flessibilità e capacità di migliorare una prestazione, anche solo fisica come quella di ruotare il corpo. Alla prima rotazione avevo già inconsciamente immaginato dove potevo arrivare, ma la seconda è stata più istintiva e libera e mi ha permesso di girare molto di più.
In un momento della mia vita in cui mi risulta più difficile immaginare il futuro e in cui mi trovo in difficoltà nel poter definire ciò che realmente desidero sono avida di consigli e indicazioni che aiutino a proiettarmi in uno scenario futuro.
Seguirò con attenzione gli interessanti articoli della vostra pagina e vi ringrazio di condividere le vostre conoscenze e indicazioni per migliorare la esperienza di vita.
grazie Simonetta, grazie del tuo commento che trovo molto aperto e autentico!
A me piace molto questa sperimentazione, che è una bella metafora di quanto la nostra mente ci lega e limita ma anche di quanto ci libera, tanto di noi è nelle nostre proprie mani!
Concordo con te, quando si va liberi dall’esito ma afferrando il proprio desiderio si arriva più lontano, o a una situazione/posto nuovo e diverso, direi sicuramente bello! certo bisogna allenarsi; proprio per questo se mi permetti ti suggerirei qualche libro da leggere:
-“I doni dell’imperfezione. Abbandona chi credi di dover essere e abbraccia chi sei davvero”, di Brené Brown (e altri libri della stessa autrice, ad esempio Osare in grande.
-“L’ottimismo si impara”, libro di Seligman sulla possibilità di aumentare il proprio senso di ottimismo e sul importanza di questa capacità
spero ti piacciano, buona lettura!
Buongiorno Evangelina,
ho appena terminato l’esercizio consigliatomi e condivido la mia esperienza con molto piacere.
Ho eseguito due volte l’esercitazione: la prima nella mia camera, un luogo chiuso e in cui mi sento totalmente a mio agio; la seconda, invece, nel giardino di casa mia, confinante con la strada e dove ho la sensazione di essere più esposto.
Durante la prima prova, mi è sembrato di riuscire a tornare nel punto che avevo focalizzato inizialmente, ruotando nello stesso identico modo; ciò è probabilmente dovuto al fatto che ero in un luogo che conosco bene e che mi dà tranquillità.
Ho deciso, quindi, di provare la stessa esperienza in giardino, uno spazio aperto molto più ampio, in cui ho meno riferimenti personali e che non mi appartiene come il precedente: qui mi sono ritrovato esattamente nella situazione descritta nel tuo testo e la prima parola che mi è venuta in mente è stata CORAGGIO, letta nella sezione del sito empowerment alphabet.
Sono perciò giunto alla conclusione che la VISION, secondo me, è fortemente legata anche a quest’ultimo, ovvero a quanto si è disposti a rischiare per ciò che si vuole ottenere e a puntare sempre al raggiungimento di nuovi obiettivi, cercando di non limitarsi esclusivamente alla propria zona di comfort ma aprendosi a nuove prospettive.
Un saluto,
A presto.
bravo Andrea! è proprio come dici tu! per crearsi una vision potente ci vuole una dose di energia “extra” per uscire dai luoghi riassicuranti e conosciuti! bella idea fare questa esperimentazione all’aperto! bravo!
Ciao Evangelina,
ho eseguito l’esperimento e l’immaginazione ad occhi chiuso mi ha dato la forza per migliorare e superare il limite che avevo “visto” ad occhi aperti. Ho rieseguito l’esercizio con più sicurezza, direi quasi anche con più convinzione ed energia e ho avuto l’impressione di arrivare più in là rispetto alla prima volta.
Penso sia fondamentale porsi degli obiettivi e provare a guardarli con diverse prospettive, questo può aiutare a raggiungere l’obiettivo e forse anche ad andare oltre, perché nel mentre vediamo qualcosa che a prima vista non avevamo considerato.
Un saluto.
Hai proprio ragione, Maura! Inoltre avere una vision ci aiuta a d avere (per noi e per il nostro team) una direzione anche quando i punti di riferimento traballano e il mare è in tempesta. La direzione non è un obiettivo specifico, ma qualcosa che orienta tutte le azioni quotidiane e dà senso a quello che facciamo. Buona “vision” allora, usa questo linguaggio anche con il tuo team e inizia a parlare, oltre che di obiettivi e attività, anche di desideri e ambizioni. Un abbraccio!
Ciao Maura, mi fa molto piacere leggerti! E’ proprio così, la vision ci aiuta ad andare oltre, è un orizzonte non un destino. Come ti suggerisce Federico creati una vision per il tuo team, una vision che ispiri, che faccia venire “le voglie”, poi condividila e mettila in azione! Buon proseguimento allora! Un caro saluto
Buonasera Evangelina,
facendo l’esercizio, quando ho provato a ruotare per la seconda volta, sono andato oltre il primo riferimento. Questo mi ha permesso di fare una riflessione: crearsi una vision significa avere un’immagine chiara di un punto di arrivo, finalizzata ad introdurre uno sviluppo personale volto al miglioramento di se stesso. Tuttavia, sebbene sia difficile il raggiungimento di quanto prospettato penso, allo stesso tempo, che il non raggiungimento non sia da considerare negativo se si traguarda oltre il punto iniziale di partenza.
Un saluto
Pietro hai proprio colto un punto fondamentale nella costruzione di una vision, sia propria o di team che è oltrepassare il punto di inizio, andare oltre, darsi una possibilità “di arrivo” sfidante, appetibile, desiderata. Più che una destinazione direi è un orizzonte, un driver, una mappa per muoverci, per provarci
Bravo che ci hai provato! spero ti sia stupito de te e anche divertito
Buonasera,
ho eseguito l’esperimento proposto più di una volta, incredulo del fatto che possa restituirmi risultati differenti ma, ogni qualvolta lo ripetevo con maggior flessibilità, mi ritrovavo oltre il primo riferimento.
Ciò mi ha permesso di capire come l’immaginazione possa arrivare dove le azioni e la volontà non possono arrivare.
Avere chiaro quale sia il punto di arrivo, consapevoli del desiderio ci permette di migliorarci giornalmente e traguardare ciò che ci siamo prefissati.
Bella testimonianza Davide, grazie per la condivione.
Sicuramente quello che ci permette “andare oltre”, alla immaginazione, alle nostre paure alle convinzioni limitanti ecc. è il Desiderio; quasi mai immediato, ogni tanto un po’ sfuggente o nebbioso pero potente e unico nel guidarci nella esplorazione del nostro potenziale, nella nostra crescita e nel “guidarci” nel tracciare la propria strada
Allora buona vision e buona esplorazione!