
EMPOWERMENT ALPHABET
Salto di qualità
Il processo di self-empowerment, ovvero di apertura di nuove possibilità, può essere applicato ad ogni tipo di esplorazione. Da aspetti più concreti, quali ad esempio aprirsi la possibilità di cercare un altro lavoro, fare un figlio o ancora di lanciarsi in una certa carriera, ad aspetti più psicologici, quali ad esempio aprirsi la possibilità di essere più coraggiosi, determinati, empatici o pazienti.

EMPOWERMENT ALPHABET
Salto di qualità
Il processo di self-empowerment, ovvero di apertura di nuove possibilità, può essere applicato ad ogni tipo di esplorazione. Da aspetti più concreti, quali ad esempio aprirsi la possibilità di cercare un altro lavoro, fare un figlio o ancora di lanciarsi in una certa carriera, ad aspetti più psicologici, quali ad esempio aprirsi la possibilità di essere più coraggiosi, determinati, empatici o pazienti.
Tendiamo di norma ad essere molto attratti dal primo tipo di esplorazioni, quelle concrete, che hanno la caratteristica di implicare azioni visibili, impatti fattuali ed un esito facilmente misurabile. Spendiamo quindi molto tempo a chiederci cosa è meglio fare, o a dare suggerimenti o consigli agli altri su questi aspetti.
Allo stesso tempo, però, il self-empowerment vuole porre la lente sul secondo livello, quello interiore e psicologico, poiché lo ritiene fondante e per certi versi prerequisito del primo. Ad esempio, pensiamo ad un giovane che volesse crescere nel proprio ruolo in azienda ma senza occuparsi di rafforzare le proprie capacità di leadership ed empatia. O di una persona che sognasse un’esperienza di vita e professionale all’estero, ma senza rafforzare parallelamente il proprio coraggio…
Succede spesso che il concetto di “salto di qualità” venga frainteso, riportandolo solo al primo livello, quello concreto: “Faccio un salto di qualità se divento dirigente – se gestisco delle persone – se cambio team o mansione – se apro la mia start-up…”
L’approccio del self-empowerment concepisce questi come obiettivi personali, interessanti e di valore, ma che riguardano un livello diverso dal focus primario del nostro approccio: lo sviluppo del potenziale personal professionale.
Ecco allora che emerge una delle caratteristiche principali di chi sa lavorare sul proprio self-empowerment, ovvero la capacità di mettersi in discussione, di interrogarsi sulle proprie reazioni, risorse e limiti, di sfruttare ogni occasione concreta (ambizione, frustrazione, vittoria o sconfitta) come momento di riflessione su di sé, come provocazione per agire passi nuovi e sperimentare nuove potenzialità.
In ultimo, una piccola precisazione sul termine “salto di qualità”, dicitura che può apparire piuttosto pretenziosa e potrebbe essere quindi sostituita da un ben più modesto e consueto “area di miglioramento”. Ci sono almeno tre ragioni per le quali invece utilizziamo questa locuzione:
Ti propongo una piccola riflessione: pensa al momento più felice del tuo passato. Che sia stato un periodo lungo o breve non importa. Se te ne vengono in mente diversi e non sai decidere, prendine uno un po’ in là nel tempo. Ora prova a farti questa domanda: “Perché quel periodo è stato così felice? Cosa è successo di speciale?”
Ecco, un’ipotesi possibile è che quel periodo sia stato così felice proprio perché ha coinciso con un tuo salto di qualità, con un’evoluzione importante del tuo essere, che includesse il pensarti in modo diverso, e il riconoscere di avere possibilità nuove. Prova a pensarci. Nel caso fosse così, ora sai bene cosa intendiamo per salto di qualità…
Aggiungerei, coerentemente e a conferma di quanto proposto nell’articolo che molti, in un modo o nell’altro, raggiungono un obiettivo (che sia un ruolo dirigenziale o un figlio, appunto), senza avere la qualità per “reggerlo”. Subendone stress,senso di disagio, alienazione o altro ancora. È veramente necessario lavorare su di sè e conoscersi innanzitutto.
Vero: in questo momento ricordo una persona in particolare, molto cresciuta in termini di carriera, che riportava proprio la fatica e il disagio di reggere pressioni e richieste per le quali non si sentiva pronto né capace. La soluzione, per altro, sarebbe stata in quel caso piuttosto semplice: fare un passo indietro. Eppure la persona non lo voleva davvero fare, quel passo… Non è semplice fare quello che dici, Roberto, cioè avere lucidità e coraggio per rinunciare a determinati desideri, ma è importante saperlo fare. Poi (ma questo è per come sono fatto io) se lo chiedi a me io sono per il correre qualche rischio, anche eventualmente per trovarsi poi in difficoltà, ma senza perdere il mordente e la voglia di reggere, imparare, trovare soluzioni per gestire al meglio quello che si è realizzato. Il rischio, altrimenti, potrebbe essere quello di giocare al ribasso…
In base all’articolo le esperienze di crescita concreta nella vita o nel lavoro e quelle di crescita interiore appaiono direttamente collegate. Difficilmente ci può essere crescita interiore senza sperimentazioni concrete che spingano alla ricerca di un nuovo equilibrio. Mi viene in mente l’esempio di uno sportivo che si allena duramente per far crescere i propri muscoli, e di conseguenza avere più forza e resistenza. In questo processo assumono un ruolo importante la motivazione ed il potenziale dello sperimentatore per capire quanto in là ci si può spingere nella sperimentazione senza esagerare ed incappare in situazioni di eccessivo stress.
Sono d’accordo con te Enrico: una sperimentazione è efficace quando attiva il corretto livello di stress. Né troppo poco, né eccessivo. Allo stesso tempo mi viene da dire che spesso sottostimiamo le nostre risorse e le nostre capacità di fare fronte allo stress… dovendo sbagliare, quindi, meglio forse caricarsi di un po’ di stress in più piuttosto che in meno ;-)