
EMPOWERMENT ALPHABET
HOPEFULNESS – SPERANZOSITÀ
“Di persona, che nutre una fiduciosa speranza, fiducioso, ottimista”
È il sentimento o tendenza a sperare che, fra le cose che avverranno in futuro, spesso non prevedibili o controllabili, ci possano essere anche eventi positivi, come ad esempio che i nostri desideri possano realizzarsi o che nonostante le difficoltà le cose vadano bene.

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HOPEFULNESS – SPERANZOSITÀ
“Di persona, che nutre una fiduciosa speranza, fiducioso, ottimista”
È il sentimento o tendenza a sperare che, fra le cose che avverranno in futuro, spesso non prevedibili o controllabili, ci possano essere anche eventi positivi, come ad esempio che i nostri desideri possano realizzarsi o che nonostante le difficoltà le cose vadano bene.
Il concetto di speranzosità viene considerato spesso insieme al suo opposto, il timore. Ecco allora che di fronte agli accadimenti della vita ci troviamo a vivere la contraddizione fra l’energia positiva data dalla possibilità che gli eventi possano accadere e il timore che questa speranza possa non essere soddisfatta o concretamente realizzata. Il timore che le nostre speranze siano deluse reca un effetto di “compressione” dei nostri pensieri e delle nostre azioni.
Pur tenendo conto del ruolo della paura o del timore nell’affrontare le situazioni o i cambiamenti (diventiamo più capaci di un pensiero critico, sappiamo cogliere maggiormente i dubbi, non ci lanciamo in imprese da sprovveduti), ci teniamo a sottolineare quanto un approccio più fiducioso (“hopeful”) possa portare con sé dei vantaggi nel percorso di evoluzione e sviluppo personale e professionale:
Sappiamo bene che l’essere speranzosi o timorosi dipende anche da aspetti caratteriali. Non ci interessa però ragionare su categorie di persone, ma piuttosto su capacità che già abbiamo o che dobbiamo sviluppare. Saper immaginare scenari positivi, quindi, è una competenza che possiamo allenare. Si tratta di imparare a costruire questi scenari positivi, di essere in grado di rispondere ad una domanda molto semplice e molto difficile allo stesso tempo: “Per poter dire che è andato tutto benissimo, cosa deve essere successo esattamente?”. Imparare a costruire questa immagine speranzosa, pur magari essendo d’indole timorosa, pur rischiando di essere giudicati ingenui o “faciloni”, ci apre ad uno scenario diverso, più possibilitante e vitale.
Prova a pensare a un impegno difficile che avrai in futuro e che magari un po’ ti preoccupa. Rispetto a questo impegno, scrivi una pagina immaginando che tutto vada benissimo. Cosa succede? Come sei tu? Cosa hai fatto? Cosa ha fatto la differenza? Che risultati ottieni? Come reagiscono gli altri?
Rileggi la pagina avvicinandoti all’impegno e usala per avere presenti non solo i potenziali rischi dei quali preoccuparti, ma anche i possibili segnali positivi o accadimenti fortunosi che ti possono agevolare.
“La fortuna aiuta gli audaci”, scrisse Virgilio… noi potremmo tentare una parafrasi ed affermare che “la fortuna aiuta gli speranzosi.”
Spesso il rifugiarsi nel pessimismo è un autodifesa così da assicurarsi una reazione accondiscendente se l’esito è negativo o serena se l’esito è positivo.
In questo secondo caso il successo sembra frutto del caso, non è pienamente vissuto e non si è consapevoli del ruolo nell’evento.
Favorire una visione positiva, permetti di approcciarsi in maniera propositiva e proattiva, che verrà sicuramente colta dagli altri e infonderà in loro fiducia ed ottimismo.
Hai proprio ragione, Nathalie. Poi, come sempre, la differenza sta nel riuscire ad incarnare questi concetti, piuttosto che conoscerli solo a livello razionale. Un lavoro che ciascuno di noi deve fare su di sé, giorno per giorno… non trovi?
In bocca al lupo, Federico!