
EMPOWERMENT ALPHABET
Ownership (protagonismo)
Ownership: responsabilità oggettiva all’interno di un progetto.
Protagonismo: posizione centrale e determinante in un fenomeno o in un’azione.

EMPOWERMENT ALPHABET
Ownership (protagonismo)
Ownership: responsabilità oggettiva all’interno di un progetto.
Protagonismo: posizione centrale e determinante in un fenomeno o in un’azione.
La responsabilità individuale non è definita solo da ruoli e competenze, ma è prima di tutto una percezione personale. Essa deriva dal sentire o meno che la tua situazione, positiva o negativa che sia, è prima di tutto frutto di scelte delle quali ti senti artefice. Questa percezione deriva dal sentire di aver avuto (e di esserti riuscito a costruire) più possibilità tra le quali poter scegliere.
L’opposto di senso di protagonismo è il sentirsi prigionieri di una situazione, di non avere alternative, o di sentire che le decisioni importanti le prendono gli altri. L’approccio del self-empowerment tende ad ipotizzare che tali situazioni (nelle quali effettivamente non esistono alternative) siano molto meno di quanto non crediamo. Piuttosto sarà utile ragionare sul “costo” di ciascuna alternativa, al fine di poter prendere una decisione più consapevole e libera, agendo quindi il proprio protagonismo.
Se nell’uso comune il termine “protagonismo” è spesso considerato nella sua accezione negativa (es. “manie di protagonismo”), per noi si riferisce invece a quanto una persona si attribuisce il potere di incidere sulla realtà e percepisce di poter influire in prima persona, in positivo ed in negativo, su ciò che la circonda, su ciò che la interessa. Il protagonismo è uno degli atteggiamenti psicologici chiave del self-empowerment, poiché porta ciascuno a sentirsi il principale attore della propria crescita e del proprio percorso: il sentimento di protagonismo aiuta quindi la persona a focalizzarsi sui propri desideri e obiettivi, a vedere maggiormente le proprie risorse, a cercare dentro di sé l’energia e la forza anche per cambiare o evolvere.
Tale sentimento si connette al concetto di “ownership”, ovvero al protagonismo che sappiamo agire su progetti e ruoli in azienda (ma non solo) sentendoci fautori dei risultati e facendoci carico delle responsabilità, piuttosto che sottolineare i contributi (e le carenze altrui). Significa in sostanza imparare a porsi, prima di tutto, la seguente domanda: “Io, in prima persona, cosa posso fare?”.
Un’ultima distinzione importante riguarda la differenza tra il sentirsi protagonisti, owner, responsabili di qualcosa e il sentirsi in colpa (ad esempio per un risultato non raggiunto) e penalizzare se stessi: il sentimento di protagonismo si alimenta di uno sguardo equilibrato a sé, non di svalorizzazione o critica che spesso limitano la capacità di aprirsi possibilità piuttosto che ampliarla.
Ti propongo una piccola riflessione.
Immagina di stare descrivendo ad una persona la tua storia lavorativa. Desciviti di getto, senza stare troppo a pensarci.
- Come ti racconti? Quante volte hai incominciato in forma passiva “sono stato contattato, chiamato, coinvolto, scelto… costretto?”
- Quante volte inizi la descrizione descrivendoti in forma attiva “Ho scelto… ho chiesto… ho cercato…”
- Quante e quali volte senti di avere semplicemente assecondato un bisogno organizzativo?
- Quante e in quali volte senti di avere agito la tua influenza sugli eventi lasciando il segno?
- Quali sono le risorse, le qualità che hai messo in campo queste volte?
Naturalmente è quasi sempre è il risultato di un incontro tra un bisogno organizzativo e la disponibilità / scelta personale.
Qui è interessante capire dove hai messo l’accento nel tuo raccontarti e di focalizzare le risorse tue personali che ti sembra avere messo in campo quando l’approccio è stato chiaramente protagonista.
Ora descrivi il prossimo capitolo…
Entrato nel mondo lavorativo da circa 6 anni. La mia prima esperienza lavorativa fu in un’azienda che mi portò ad approfondire tutto ciò che avevo studiato su libri universitari.
Il mio senso di responsabilità e gestione dell’ansia ebbe un notevole miglioramento. Con tanta gioia di fare e voglia di imparare, mi sono catapultato in attività fino ad allora sconosciute.
Decisi di cambiare quando, trascorsi 3 anni, capii che forse era il momento di uscire dalla cosiddetta “confort zone”, ciò mi spinse a rimettermi in gioco.
Fui assunto nell’azienda in cui lavoro attualmente. Inizio sottotono, coinvolgimento inizialmente in attività poco stimolanti.
Poi tutto cambiò quando, dopo qualche mese, finalmente mi sentii coinvolto e mi venne assegnato il coordinamento di un progetto che, grazie agli strumenti/risorse messi a disposizione dal mio manager, valorizzò maggiormente il mio profilo professionale e mi fece sentire protagonista e principale attore del mio percorso di crescita. Con curiosità, volontà e assertività riuscii ad ottenere ottimi risultati confermatomi dalle figura manageriali della mia unità.
Tutt’oggi reputo la mia attività una delle più interessanti anche in vista di progetti sfidanti che mi metteranno alla prova e che non vedo l’ora di affrontare.
Grazie Salvatore di aver condiviso la tua esperienza, che dimostra il valore del “sentirsi protagonisti”. Il lavoro (ma anche la vita) ci porta a confrontarci con momenti altalenanti: certe volte ci sentiamo al centro, valorizzati, owner, altre volte invece no. Quello che osservo è che non è mai facile valutare cosa fare nei momenti di basso ingaggio. Tenere duro con pazienza e aspettare fiduciosi un’opportunità, oppure far presente la situazione da subito, o ancora cambiare aria… di sicuro queste opzioni sono tutte nelle nostre mani, si tratta di avere l’intelligenza, la sensibilità e il coraggio di percorrerne una. Su questo anche il feedback e il confronto con altri, ai quali chiedere un aiuto o un suggerimento, possono essere elementi preziosi. Ownership significa essere protagonisti del proprio percorso, non essere da soli a percorrerlo. A presto, Federico