Tradizionalmente la psicologia non si è occupata della gioia, approcciando piuttosto gli aspetti problematici dell’esperienza di vita: patologie, disagio, disturbi psicologici. Solo verso la fine del secolo scorso, grazie soprattutto alla corrente della psicologia positiva, si sono iniziati a studiare anche altri stati mentali ed esperienze, quali la felicità, il successo ed il benessere.

Il self-empowerment si pone all’interno di questo quadro: la gioia, il desiderio ed il piacere sono quindi elementi da perseguire, che contribuiscono a dare direzione e senso al percorso individuale e alla generatività di ciascuna persona.

Parallelamente, è importante sottolineare la parola gioia perché fa da contraltare ad un percepito molto diverso di chi prova ad uscire dalla propria zona di comfort: la fatica!.

Ogni passo evolutivo, soprattutto quando progettato, in un certo senso “forzato”, porta infatti con sé una dimensione di fatica e richiede molta energia. Anche il self-empowerment, richiedendo sforzo e tenacia, non esclude le emozioni negative, ma allo stesso tempo riconosce e valorizza l’importanza dell’approcciare questo percorso con leggerezza, vivendolo come una palestra nella quale anche l’errore è accolto, dando importanza e spazio ai momenti di pienezza e di realizzazione.

Gioia e dolore sono quindi due facce della stessa medaglia, dello stesso percorso, e, come scrisse Kahlil Gibran:

“Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potete contenere”