Ogni volta che si lavora a lungo su di un argomento, si rischia di iniziare a darlo per scontato. Di perderne l’essenza. Di smettere di porsi le domande più semplici.

Così lo scrittore potrebbe smettere di domandarsi cosa ci sia di importante per sé in un libro, l’insegnante perdere il senso della parola “educazione”, il giudice smettere di interrogarsi sul rapporto tra giustizia e applicazione delle leggi, ed il politico di dimenticare il concetto di “bene comune”.
Per noi che ci occupiamo di sviluppo del potenziale umano, allo stesso modo, non è semplice tenere vivo lo sguardo di presenza e ricerca di chi sta imparando qualcosa per la prima volta. Lavoriamo per far sì che ogni parola non perda il proprio senso, il proprio valore speciale, trasformandosi così in un tormentone, una tiritera ripetuta a memoria.

ALL’INIZIO É STATO MASSIMO BRUSCAGLIONI…

Massimo Bruscaglioni che in maniera consistente e fondante ha approfondito i concetti e metodi del self-empowerment, mi insegnò anni fa che un buon modo per tenere vivo uno spirito di ricerca (pur non essendo ricercatori in senso stretto) è quello di confrontarsi continuamente con le domande più semplici, ingenue per certi versi, quelle che tragicamente tendiamo troppo presto a dare per scontate. Sono in un certo senso le domande che ci fanno i bambini, quelle che ci lasciano disarmati per la semplicità e la profondità di un “perché” al quale non sappiamo dare una risposta vera, come il comico americano Luis CK evidenzia così bene in questo sketch…

… POI L’ESPERIENZA CON ALESSANDRA PASINATO …

Gli aspetti originari del nostro metodo li abbiamo poi consolidati, sviluppati e portati avanti nella lunga e arricchente esperienza con Alessandra Pasinatonella quale abbiamo avuto la possibilità trarre reciproca ispirazione e confrontarci con colleghi seri e rigorosi, dediti all’approfondimento e alla ricerca sul campo.

… OGGI LE SPERIMENTAZIONI DI TORRELUNA

La voglia di riscoprire le fondamenta ci ha portato oggi a costruire, parola per parola, un alfabeto che puntasse al centro del nostro approccio. Abbiamo recuperato quindi gli aspetti originari e li abbiamo integrati con gli aspetti più contemporanei, elaborati sul campo dal nostro team.

Rileggendo tutto l’alfabeto, ci siamo inoltre accorti che una semplice definizione non è spesso sufficiente per far sì che un concetto vada oltre il retrogusto di speculazione spesso lasciato dalle parole. Abbiamo allora pensato ad un piccolo esercizio, un’esperienza da provare al termine di ogni parola con l’obiettivo di appropriarsene davvero, scoprendone un’utilità concreta.

Per me, nell’ottica di una revisione complessiva dell’opera, questa avventura è stata un’ulteriore occasione per domandarmi “cosa sia davvero il self-empowerment”, al di là di slogan, mode e banalizzazioni. Leggendo ogni definizione mi sono chiesto: “qui c’è self-empowerment?”. E spesso questa domanda non è stata semplice, ha ricevuto più una risposta istintiva che strutturata. Questo mi fa dire che ancora molto dobbiamo lavorare nella direzione di una sistematizzazione più definita, non con velleità accademiche ma piuttosto pratiche ed operative.

Rileggendo ora le 26 parole insieme, mi viene da dire che tutte le definizioni sono accomunate dal concetto di “vitalità”, per me al momento la migliore traduzione possibile per il termine “self-empowerment”.
Non “vitalità” nel senso comunemente dato alla parola, vicino al concetto di vitalismo, ovvero l’essere energici ed esuberanti; ma piuttosto intesa come capacità di ricerca, movimento, evoluzione. Esplorazione e sperimentazione. Dinamismo e capacità di generare il nuovo. Il filosofo Franco Bolelli è più di altri in grado di descrivere questo tipo di vitalità: a lui sono grato per i costanti stimoli e provocazioni.

Non ci resta che augurarvi buona lettura, quindi. Ma procedete con calma. Alcune parole sono già on-line. Le altre le pubblicheremo una dopo l’altra, terminando la pubblicazione tra diversi mesi, e consentendo a ciascuno di leggere, sedimentare, esercitarsi.

Concludo dicendo che l’Empowerment Alphabet per noi non è un’opera finita, ma vuole essere invece un contenitore dinamico, capace di arricchirsi ed integrare intuizioni, punti di vista, magari anche dibattiti. Ogni parola ha dunque una sezione commenti, che ci piacerebbe si animasse anche con il tuo contributo.

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