
Da sempre, a periodi di relativa stabilità sono seguiti altri apparentemente bui. Difficili e dolorosi ma anche fertili, perché luogo di trasformazioni necessarie a evitare da un lato una morte lenta per irrigidimento e dall’altro la disintegrazione nel caos.
Ogni trasformazione evolutiva, funzionale alla sopravvivenza, accade su questa faticosa linea di confine a patto di saper aumentare resilienza e intelligenza emotiva.
Come capire se c’è una carenza di resilienza e intelligenza emotiva
La novità che oggi sperimentiamo è che tali cicli di rinnovamento si sono accorciati, fino a toglierci il fiato nella pretesa di una rimessa in gioco incessante, che ci ha privato di quel tempo utile al consolidamento, al riposo, alla rigenerazione, su cui ci eravamo abituati a contare.
Questo, in tutti i contesti sociali, comporta:
- Disorientamento, affanno, perdita di lucidità, dispersione
- Investimento di quantità enormi di energia nell’analizzare, controllare, proteggersi, rimediare e stabilizzare, spesso senza ritorni accettabili
- Crolli (di nervi, previsioni, piani, risultati) e paralisi nel decidere e agire, per la percezione di non avere informazioni, tempo, risorse e capacità sufficienti a capire cosa non ha funzionato e cosa invece potrebbe funzionare e come perseguirlo senza correre rischi incalcolabili
I costi organizzativi sono altissimi, anche se difficilmente quantificabili, e si pagano con turnover e perdita di know-how, assenteismo, bassa motivazione e responsabilità, difficoltà nella comunicazione e nell’azione manageriale.
Aumentare benessere ed efficacia con la resilienza
Il contesto ci sfida con il susseguirsi di discontinuità che ci chiamano alla trasformazione piuttosto che all’evoluzione.
D’altro canto, noi nel rispondere:
- abbiamo oggi molte più risorse ma anche molte più cose da perdere e di cui occuparci
- siamo avvezzi a molte fatiche ma ci siamo quasi completamente disabituati ad altre
il desiderio ci dà forza e spinta ed è al tempo stesso fonte di ansia e frustrazione, anche per l’incapacità a volte di distinguerlo dal bisogno
- abbiamo acquisito modelli utili a orientarci e sostenerci ma ne siamo contemporaneamente vincolati nella nostra capacità di esplorare, essere vigili e attenti, sorprenderci, rinunciare, riorientarci
Aumentare resilienza e intelligenza emotiva comporta la capacità di guardare in faccia queste difficoltà, senza evitarle, e allo stesso tempo contattando e attivando risorse personali e di team che consentano di implementare nuove modalità.
La svolta del self-empowerment
Quando la nostra capacità di sentire benessere ed esprimere efficacia è impattata da elementi sia cognitivi e razionali che emotivi e biologici, correlati al qui ed ora ma anche alla nostra storia personale ed evolutiva, è possibile e utile agire simultaneamente su:
- dare strumenti utili alla lettura e alla consapevolezza
- allenare a usarli
- far praticare la scoperta e l’uso di tutte le risorse ed energie disponibili e attivabili, la gestione di blocchi e vincoli, l’immaginazione di scenari alternativi e l’apertura di nuove possibilità
- far sperimentare un approccio agile test&learning e self-tuning
Sviluppo e self-empowerment sostengono in tale lettura, allenamento, pratica e sperimentazione, proprio grazie ad una strumentazione affinata negli anni, orientata a potenziare la fiducia personale e la curiosità / desiderio per la sperimentazione di nuove modalità.
Aumentare resilienza e intelligenza emotiva: micro e macro
Per sostenere la capacità di essere consistenti, energici, lucidi, agili e generativi, un progetto di sviluppo lavora idealmente su più livelli:
- l’allenamento dei singoli, a tutti i livelli
- il sostegno nella costruzione di combinazioni utili (nei team e fra i team) a generare circoli virtuosi
- l’allenamento a entrare in tali circoli, usarli e alimentarli
La resilienza, in questi termini, è una dimensione individuale ma anche sociale: un gruppo che sappia sostenersi (non al ribasso, ma alzando continuamente il livello) garantirà la resilienza individuale anche laddove vi siano momenti di difficoltà o momentanea scarsità di energie.
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Raccoglie il filo rosso dei nostri pensieri e delle nostre esperienze. Dà voce in modo narrativo agli strumenti che proponiamo e agli incontri che facciamo in azienda.
Strumenti, concetti ed esercizi per iniziare a sperimentare e per approfondire i concetti cardine del self-empowerment applicato allo sviluppo di integrazione e cooperazione.

Y come Yes
Stare nel sì, incontrare pensieri, azioni o valori lontani da sé e aprirsi un nuova strada

E come Emotività
Indicatore che ci aiuta a distinguere nella fatica l’aspetto positivo che ci fa crescere

T come Team
Patto di reciproco scambio, provocazione e sostegno che i membri del team hanno tra di loro

H come Hopefulness
Saper sperare e avere uno sguardo possibilista soprattutto in scenari critici e sconosciuti
UNA RACCOLTA DI CASI REALI
Applicati in contesti sfidanti, per toccare con mano la messa in pratica dei nostri interventi.

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35 manager di seconda linea affrontano un percorso di valutazione e sviluppo per migliorare la capacità di guidare le proprie squadre con maggiore sensibilità, autenticità e impatto.

Empowerment Organizzativo: una divisione in forte sviluppo ha bisogno di un percorso di empowerment per tutte le linee manageriali
Divisione nel mercato dell’automotive in forte crescita in termini di prodotti, tecnologie e business ha bisogno che le sue linee manageriali guidino la crescita attraverso lo sviluppo di tutte le persone dell’organizzazione.
PREFERIVO NON SAPERLO, i podcast di Federico Vagni
Stressati e vitali
La rimessa in gioco incessante cui siamo sollecitati necessita di energia, da investire in tante direzioni. E proprio una buona gestione dell’energia è alla base del benessere. Fondamentale capire cosa l’impatta, non solo gli aspetti fisici e cognitivi, ma anche quelli emotivi e psicologici, che hanno a che fare con una buona mobilitazione del desiderio, con la gratificazione, con la fluidità e la padronanza che l’energia la creano e la finalizzano. Parliamo del concetto di “flow” e di come favorirlo.
Quando il dolore ci fa crescere
Tra i modelli utili a orientarci e sostenerci che acquisiamo crescendo c’è una certa attitudine a prendere le distanze dai picchi emotivi, a “sentire” con meno intensità (ma se non senti il dolore non senti neanche il piacere!). C’è il vantaggio di un certo equilibrio e di una certa protezione, ma anche il rischio di un’anestesia che fa perdere slancio e spontaneità, e quindi autenticità. Le esperienze dolorose hanno il potenziale di ricreare quel contatto, di favorire i processi “resilienti” e non solo “resistenti”.